La foce del Coghinas
VALLEDORIA - La foce del Coghinas A nord di Castelsardo, e a circa 47 km. da Sassari, il comune di Valledoria è stato costituito nel 1961 con frazioni che erano già parte di Castelsardo e Sedini. La località sorge sul sito dell’antico borgo romano di Codes, da cui deriva l’altro appellativo Codaruina, che nel Medioevo fu sede della Diocesi di Ampurias, distrutta ripetutamente da pirati barbari e al centro di una fertilissima vallata delimitata da dolci colline. La denominazione del centro ha una storia abbastanza recente e trae origine da un accordo politico; il nome Valle (dei) Doria, è facilmente riconducibile alla nobile famiglia ligure che intorno al XIII secolo costruì, a difesa dei suoi possedimenti, un munito castello la cui maestosa torre pentagonale domina, ancora oggi, la vallata solcata dalle acque del fiume Coghinas. Dopo aver subìto nel Medioevo devastanti epidemie che fecero scomparire numerosi abitati, il centro si riprese demograficamente nel 1800 grazie agli interventi del governo Sabaudo e alla migrazione dei contadini e dei pastori Galluresi. Negli anni ’30 la zona conobbe un intenso sviluppo dovuto a un’intensa opera di bonifica idraulica, dovuta in seguito alle frequenti inondazioni del fiume Coghinas, testimoniata dall’invaso di Casteldoria; in seguito la zona, totalmente bonificata, accentuò la sua vocazione agricola introducendo la coltivazione di carciofi e pomodori presenti soprattutto nella piana del Coghinas, portando il primo benessere diffuso in tutta la zona. Più recentemente, verso la metà degli anni ’70, Valledoria compie un altro grande salto divenendo un importante centro turistico, arrivando ad ospitare oggi, nei mesi estivi, molte decina di migliaia di turisti italiani e stranieri. A Valledoria si trova sicuramente la dimensione più adatta per ospitare ogni turista in confortevoli alberghi, funzionali case in affitto, residence, campeggi o bungalows... ideale per chi cerca tranquillità e riposo e anche per chi ama divertirsi. Valledoria affacciata sulla costa nord Sardegna, al centro del Golfo dell’Asinara e sulla foce del fiume Coghinas, vanta una felice posizione che permette di raggiungere in circa un’ora e mezza tutte le principali località settentrionali della Sardegna (Alghero, Stintino, Sassari, Olbia, La Maddalena, Costa Smeralda) e il cuore dell’isola (Nuoro, Ozieri, Bosa, Macomer). L’intero paesaggio naturale circostante è caratterizzato dalla presenza del fiume Coghinas, l'antico Thermus, che, dopo un tragitto tortuoso di circa 123 km., termina il suo corso proprio in corrispondenza di Valledoria, formando una delle più importanti piane deltizie della regione. La presenza del fiume, il secondo della Sardegna, concorre alla formazione di un estesa striscia sabbiosa lungo l’intero litorale, caratterizzato da bianche spiagge di notevole dimensione. Il notevole pregio naturalistico degli ambienti deltizi è stato riconosciuto a livello Europeo con l’istituzione di un Sito di Interesse Comunitario denominato Foce del Coghinas. La storia stessa di Valledoria è da riconnettere alla storia del fiume che la attraversa. Il Coghinas ha, infatti, esercitato per tutto questo tempo un'importanza vitale testimoniata anche da una miriade di documentazioni; attorno e lungo questo corso d'acqua si svilupparono una serie d'insediamenti e piccole comunità contadine, legate da profondi legami alla cultura Punica. Le potenzialità legate soprattutto alla fertilità dei suoi terreni non sfuggirono all'attenzione delle popolazioni semitiche che ne fecero un centro dei loro interessi commerciali. Scarse e parziali sono le indicazioni lasciate da scrittori e geografi antichi; le fonti letterarie greche e latine relative alla Basse Valle del Coghinas riportano i nomi di due popolazioni Tibulatioi e Balari e i centri abitativi di Juliola e Tibula, Eruchinon. Osservazioni topografiche e testimonianze archeologiche forniscono gli elementi necessari che permettono di ricostruire l'assetto del territorio che si presentava formato da due borgate rurali e ville rustiche con un popolamento di tipo sparso, tipico della piccola proprietà contadina, con attività economiche incentrate sulla manifattura rurale. L'insediamento abitativo romano, occupava la sommità di Monte S. Giovanni. L'ipotesi di un approdo fluvio-marittimo in prossimità di una delle antiche possibili foci del Coghinas, tra S. Pietro a Mare e Baia delle Mimose, trova conferma nei ritrovamenti archeologici lungo tale fascia litoranea e subacquea e nella documentazione letteraria medioevale. Imprecisata è però l'ubicazione di questo scalo medievale (Ampurias) e di quella parte della zona deltizia del Coghinas dove sorgevano strutture portuali. Di sicuro, l'impianto medievale andò a sovrapporsi e a coesistere su un preesistente centro romano. Da Tibula (Foce del Coghinas) doveva partire una via per conpendium per Turris; l'ipotesi è suffragata dal ritrovamento di molti resti stradali diluiti lungo tutto il percorso. In località S. Pietro a Mare si individuò, nel 1967, un tratto lastricato romano. Lungo l'ultimo tratto del corso del fiume, prima della foce, si sono sviluppati in epoca romana diversi insediamenti, tra cui quelli di Montiggiu Mannu e San Pietro a Mare; Montiggiu Mannu era una vasta duna di sabbia spianata tra il 1920 e il 1930 nel corso delle opere di bonifiche. Nella zona della foce del Coghinas, tra la stretta di Casteldoria e lo sbocco al mare, si riscontrano una serie di alvei sommersi, testimoni di antiche deviazioni del corso e di uno spostamento nel tempo verso oriente di tutto l'alveo. La foce si presenta a delta modificato, o delta lineare, vale a dire un tipo di foce a litorali sabbiosi su un unico braccio, soggetto a modificazioni morfologiche. Il territorio della Bassa Valle del Coghinas e dell'Anglona, è costituito da una parte pianeggiante, rappresentato dalla Piana del Coghinas, a cui appartengono i Comuni di Viddalba, S. Maria Coghinas, Badesi e Valledoria, e da un'orografia collinare riguardante l'Anglona che include i Comuni di Perfugas, Bulzi, Chiaramonti, Nulvi, Laerru, Sedini, Erula, Martis e Tergu. Lungo la costa, un aspetto endemico è rappresentato dalla flora e fauna della foce del Coghinas. Quest'ultima, per effetto di un interramento, forma, in prossimità dello sbocco a mare del fiume, un ristagno delle acque lungo circa 50 ettari e l'ultimo tratto di fiume è caratterizzato da curve e slarghi fra la sabbia che esso ha portato nei secoli. D'inverno la zona è frequentata da varie specie ornitolaghe anatidi, gabbiani e aironi, mentre lungo gli argini, nel folto canneto, tra giunchi, larici, tife, tamarici e qualche salice, si ritrovano abbondanti nidificazioni del suffeto, del porciglione, della folaga e della gallinella d'acqua.
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