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Sorso


Il centro storico di Sorso, d’impianto medievale, è chiamato Bicocca

SORSO
Situato a nord di Sassari (10 km.), al centro di una cerchia di oliveti e vigneti, il Comune di Sorso fa parte della subregione della Romangia, che rappresenta quella zona del nord Sardegna racchiusa tra Sassari, Osilo e Sennori, e il cui nome, da Romània, richiama la colonizzazione dei Romani. Il toponimo deriverebbe dall’avverbio logudorese Josso, zosso, che significa “giù”, e avrebbe origine dal latino deorsum, deorso; l’evoluzione del nome sarebbe passata da josso, zorso, Sorso o Sosso. Nel periodo giudicale, il paese entra a far parte della Curatoria della Romangia del Giudicato di Torres (1020). In quegli anni Sorso fu sottomessa al dominio di Sassari, dalla quale ne derivano influenze molto forti, riscontrabili soprattutto nel dialetto e nella struttura urbana, simile per alcuni aspetti a quella di Sassari. Dopo la conquista aragonese, Sorso e la Romangia passarono in feudo (1440) a Gonario Gambella la cui dinastia durò fino al XVII secolo, il cui stemma è ancora visibile in Via Fiorentina, murato nella cosiddetta “casa di Rosa Gambella” andata in sposa al Viceré di Sardegna Ximen Perez Escriva De Romani. Nel 1689 il Barone Pietro Amat, Marchese di San Filippo, sposa Donna Vittoria Gambella legando le vicende dinastiche delle due famiglie e quella della Romangia, che passò infine ai Savoia nel 1718.
Il centro storico di Sorso, d’impianto medievale, è chiamato Bicocca e si articola in corti con abitazioni di semplice architettura costruite con calcare tufaceo proveniente dalle cave presenti nella zona. Al culmine della via principale, Corso Vittorio Emanuele, sorge la Parrocchiale di San Pantaleo, intitolata al Patrono del paese, edificata nel 1836 dal sassarese Antonio Cao secondo canoni neoclassici. Eretta sul sito di una preesistente chiesa in stile romanico-pisano, presenta una importante cupola emisferica con altre cinque cupole minori; nella facciata sono incastonate statue degli Apostoli, mentre l’interno conserva una Vergine delle Rose, collocabile tra il XVI e il XVII secolo. A breve distanza, è la Chiesa di S. Croce, del XVI sec., con bel portale con arco a sesto acuto, decorazioni in stile gotico-catalano e campanile a vela; con impianto interno ad unica navata presenta una volta a botte. Alle spalle di S. Pantaleo si trova l’antica fontana della Billèllara del XVII sec., probabilmente rimaneggiata nel secolo successivo; opera di scalpellini genovesi, è costruita con conci di calcare a forma di parallelepipedo, con facciata scolpita con lesene e tre protomi leonine da cui fuoriesce l’acqua. Interessante l’origine del termine da cui prende il nome la fontana e che si riferisce al nome di una pianta, l’elleboro, che secondo la credenza popolare suscita follia, nonostante anticamente era usata per curare la pazzia e l’epilessia; nella tradizione locale questa proprietà di rendere folli è riconosciuta all’acqua che sgorga dalla fontana. Alla fontana della Billèllara si accede attraverso una scalinata posta di fianco alla Biblioteca Comunale, intitolata allo scrittore di Sorso Salvatore Farina e ricavata dalla ristrutturazione del vecchio mercato civico del 1891. In piazza Marginesu, sorge la Chiesa della Vergine d’Itria, del XVII sec., annessa all’antico convento dei frati Antoniani, attualmente sede del Municipio. Il suo nome deriva da Hodegetria (conduttrice) e presenta una facciata composta caratterizzata da lesene; in essa sono particolarmente venerati S. Antonio Abate e San Francesco. Altro edificio religioso, è la Chiesa dei Cappuccini, di origini seicentesche nonostante moderne ristrutturazioni; in essa, sull’altare maggiore, è custodito il simulacro della Vergine detta di “Noli me tollere” (non mi toccate), come riporta un’iscrizione muraria in latino, e rappresentata con le braccia lungo il corpo e il Bambino appoggiato sul fianco sinistro. Secondo la tradizione locale, il 26 maggio del 1208, la Vergine apparve ad un muto intento a raccogliere legna sulla spiaggia, esortandolo ad avvisare gli abitanti del paese di andarla a prendere. Poiché per riferire il messaggio il muto si mise a parlare, suscitando grande stupore, tutti si recarono nel sito indicato e trovarono la statua della Vergine con il Bambino che subito venne portata all’interno della originaria chiesa di San Pantaleo. Ma la statua poco dopo scomparve dalla chiesa e, ritrovata da un contadino su di un albero di olivo, venne ricondotta in chiesa, da dove sparì un’altra volta. Questa volta fu ritrovata con ai piedi una scritta che recitava “Noli me tollere”, in un luogo, tra il paese e il mare, ove sorge una piccola cappella oggi Santuario e mèta di pellegrinaggi. Tutti gli anni, il mese di maggio è dedicato a una delle ricorrenze più sentite di Sorso, la festa della Madonna del Noli me tollere che termina il giorno 26 con la processione. Altro importante monumento è il seicentesco Palazzo Baronale di forma quadrangolare e due avancorpi sul lato principale; costruito con blocchi calcarei, con giardino retrostante, presenta all’interno ampie volte e un’importante scalinata. Di proprietà comunale, è utilizzato per manifestazioni culturali, esposizioni artistiche e rappresentazioni teatrali nel giardino esterno.

http://sardegnanw.itinerarionline.it/scorcio_cittadino_di_sorso_im_4233.htm
scorcio cittadino di Sorso


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